Arte e meditazione sono atti creativi della coscienza e rappresentano la stessa essenza delle cose, anche se in modi apparentemente diversi. L’ arte è rivolta al dominio delle manifestazioni esteriori, dei sensi, mentre la meditazione aspira al mondo interiore da cui nascono le forme e le impressioni dei sensi. L’arte utilizza la forma esteriore per esprimere una realtà superiore, che non è guidata dal caso. In questo modo essa trasforma l’oggetto materiale in simbolo spirituale.
La meditazione, invece di creare delle forme esteriori, crea delle impressioni interiori che plasmano e arricchiscono colui che medita. Nella meditazione si ha una perfetta focalizzazione della mente sull’oggetto della meditazione stessa, eliminando tutto ciò che è superfluo e, arrivando alla perfetta fusione con l’oggetto in questione, si riesce a sperimentare un particolare aspetto della realtà. Nelle forme più elevate di meditazione si può vivere lo stato di “vuoto beatifico creatore”, in cui l’oggetto della meditazione è trasceso e si arriva a sentire la propria essenza ultima, il nostro Sé Supremo Atman.
Per questo motivo la meditazione può essere definita come l’arte del risveglio di un’attitudine creativa e di uno stato di recettività intuitiva superiore. D’ altro canto, gli artisti che hanno avuto dei profondi e significativi vissuti interiori, hanno il dono di “esteriorizzare “ e cristallizzare il proprio vissuto in forme tangibili. Sia degli stimoli esterni (come un paesaggio naturale, un volto, ecc…), che una pratica spirituale intensa possono portare al risveglio di un particolare stato interiore che, nelle mani dell’artista, si trasforma in opera d’arte. Come si può ben vedere, l’arte e la meditazione non vanno in due direzioni opposte, ma si compenetrano l’un l’altra. Le opere d’arte hanno sempre avuto una grande influenza sull’intera umanità, anche più dei re o della religione, forse grazie alla loro capacità di comunicare direttamente con l’ anima delle persone, non utilizzando l’aspetto razionale.
Il linguaggio dell’arte sopravvive nelle varie ere, quando invece, gli altri linguaggi vengono dimenticati. Per l’artista non conta l’impatto che la sua opera ha su chi la contempla, l’unica cosa importante è l’atto stesso della creazione. L’effetto dell’opera d’arte su chi la osserva ha comunque il suo valore: contemplando l’opera d’arte si ritorna alla sorgente, all’idea che l’ha generata, l’ego scompare e l’osservatore si fonde con essa e con ciò che rappresenta. Nella vera arte, quindi, si ha un ritorno all’essenza, si arriva all’annullamento dell’ego e alla fusione con l’infinito. Nell’opera d’arte si ha la “condensazione” delle forze e degli aspetti dell’universo che, in questo modo, si manifesta per essere compreso e sperimentato sul piano umano; essa è la manifestazione dei vissuti interiori dell’artista, è l’unione del microcosmo con il macrocosmo, è la dissoluzione dell’ego effimero e la scoperta dello spazio infinito, del vuoto creatore che si trova dentro di noi.
E’ proprio qui che arte e spiritualità si fondono e si compenetrano: ai suoi più alti e sublimi livelli l’arte diventa una via spirituale e la spiritualità diventa la forma più sublime di arte. L’arte va oltre l’aspetto razionale, si ha la comunione perfetta dell’artista con la sua creazione o dell’osservatore con l’opera d’arte e, quindi, la contemplazione della bellezza di un’opera d’arte, o della natura, ci eleva su un piano di perfetta armonia e felicità che ci porta sempre più vicini alla realizzazione del nostro Sé. Elevando la coscienza e arrivando alla rivelazione della nostra essenza più intima ci rendiamo conto che non esiste differenza tra noi e il mondo circostante e che siamo delle semplici “lenti” attraverso cui passano le energie dell’Universo. Il nostro compito è semplicemente quello di focalizzare queste energie, non identificarci con esse, in modo da far nascere il “fuoco” interiore che conduce all’ispirazione o all’illuminazione, che ci portano a vivere degli stati di coscienza cosmica.
L’arte autentica è l’espressione della vera bellezza poiché essa, la bellezza, è un ponte che permette all’uomo di entrare in contatto con l’essenza delle cose; essa permette l’unione empatica con la natura e le sue manifestazioni, con gli esseri umani e i mondi invisibili. Il vero artista è colui che si fonde perfettamente con l’oggetto che desidera rappresentare fino al punto che l’oggetto diventa una parte del suo mondo interiore. A quel punto l’ artista non fa altro che rappresentare una parte di se stesso, una parte della sua interiorità e, per riuscirci, deve andare oltre la mente comune e seguire il suo ritmo interiore. Nella tradizione orientale l’arte è considerata una pratica meditativa, un processo dinamico verso la perfezione.
L’arte orientale è stata profondamente influenzata dalla religione e soprattutto dal buddhismo e la stessa spiritualità ha assorbito in se l’arte utilizzandola come mezzo per scoprire la verità celata all’interno di ogni oggetto. Può essere considerato un’opera d’arte anche un oggetto molto semplice, come ad esempio i disegni in bianco e nero utilizzati nelle pratiche zen. Il valore dell’opera d’arte è dato non tanto dall’oggetto che essa riproduce quanto dall’ispirazione e dall’esperienza interiore che l’hanno generata e che riesce ad infondere anche nell’osservatore. Oltre all’impegno dell’artista nell’esprimere al meglio le sue esperienze interiori più sublimi tramite l’opera d’arte, per riuscire a “sentire” ciò che esprime quella creazione artistica per l’osservatore, non è sufficiente guardarla in modo superficiale ma deve porsi in uno stato di perfetta recettività e purezza mentale, necessarie per entrare in risonanza con la creazione artistica data.
Nelle forme più elevate di arte, come in quella della religione tibetana, l’osservatore non solo sperimenta il vissuto dell’artista ma lo ricrea nel suo mondo interiore come se fosse una creazione esteriore, per poi invertire il processo e riassorbirlo nella propria coscienza. Egli riproduce dentro di sé l’atto della creazione dell’opera d’arte ma non si attacca ad esso poiché l’oggetto e il soggetto della creazione continuano ad essere e rimangono sempre una sola cosa.
La meditazione, invece di creare delle forme esteriori, crea delle impressioni interiori che plasmano e arricchiscono colui che medita. Nella meditazione si ha una perfetta focalizzazione della mente sull’oggetto della meditazione stessa, eliminando tutto ciò che è superfluo e, arrivando alla perfetta fusione con l’oggetto in questione, si riesce a sperimentare un particolare aspetto della realtà. Nelle forme più elevate di meditazione si può vivere lo stato di “vuoto beatifico creatore”, in cui l’oggetto della meditazione è trasceso e si arriva a sentire la propria essenza ultima, il nostro Sé Supremo Atman.
Per questo motivo la meditazione può essere definita come l’arte del risveglio di un’attitudine creativa e di uno stato di recettività intuitiva superiore. D’ altro canto, gli artisti che hanno avuto dei profondi e significativi vissuti interiori, hanno il dono di “esteriorizzare “ e cristallizzare il proprio vissuto in forme tangibili. Sia degli stimoli esterni (come un paesaggio naturale, un volto, ecc…), che una pratica spirituale intensa possono portare al risveglio di un particolare stato interiore che, nelle mani dell’artista, si trasforma in opera d’arte. Come si può ben vedere, l’arte e la meditazione non vanno in due direzioni opposte, ma si compenetrano l’un l’altra. Le opere d’arte hanno sempre avuto una grande influenza sull’intera umanità, anche più dei re o della religione, forse grazie alla loro capacità di comunicare direttamente con l’ anima delle persone, non utilizzando l’aspetto razionale.
Il linguaggio dell’arte sopravvive nelle varie ere, quando invece, gli altri linguaggi vengono dimenticati. Per l’artista non conta l’impatto che la sua opera ha su chi la contempla, l’unica cosa importante è l’atto stesso della creazione. L’effetto dell’opera d’arte su chi la osserva ha comunque il suo valore: contemplando l’opera d’arte si ritorna alla sorgente, all’idea che l’ha generata, l’ego scompare e l’osservatore si fonde con essa e con ciò che rappresenta. Nella vera arte, quindi, si ha un ritorno all’essenza, si arriva all’annullamento dell’ego e alla fusione con l’infinito. Nell’opera d’arte si ha la “condensazione” delle forze e degli aspetti dell’universo che, in questo modo, si manifesta per essere compreso e sperimentato sul piano umano; essa è la manifestazione dei vissuti interiori dell’artista, è l’unione del microcosmo con il macrocosmo, è la dissoluzione dell’ego effimero e la scoperta dello spazio infinito, del vuoto creatore che si trova dentro di noi.
E’ proprio qui che arte e spiritualità si fondono e si compenetrano: ai suoi più alti e sublimi livelli l’arte diventa una via spirituale e la spiritualità diventa la forma più sublime di arte. L’arte va oltre l’aspetto razionale, si ha la comunione perfetta dell’artista con la sua creazione o dell’osservatore con l’opera d’arte e, quindi, la contemplazione della bellezza di un’opera d’arte, o della natura, ci eleva su un piano di perfetta armonia e felicità che ci porta sempre più vicini alla realizzazione del nostro Sé. Elevando la coscienza e arrivando alla rivelazione della nostra essenza più intima ci rendiamo conto che non esiste differenza tra noi e il mondo circostante e che siamo delle semplici “lenti” attraverso cui passano le energie dell’Universo. Il nostro compito è semplicemente quello di focalizzare queste energie, non identificarci con esse, in modo da far nascere il “fuoco” interiore che conduce all’ispirazione o all’illuminazione, che ci portano a vivere degli stati di coscienza cosmica.
L’arte autentica è l’espressione della vera bellezza poiché essa, la bellezza, è un ponte che permette all’uomo di entrare in contatto con l’essenza delle cose; essa permette l’unione empatica con la natura e le sue manifestazioni, con gli esseri umani e i mondi invisibili. Il vero artista è colui che si fonde perfettamente con l’oggetto che desidera rappresentare fino al punto che l’oggetto diventa una parte del suo mondo interiore. A quel punto l’ artista non fa altro che rappresentare una parte di se stesso, una parte della sua interiorità e, per riuscirci, deve andare oltre la mente comune e seguire il suo ritmo interiore. Nella tradizione orientale l’arte è considerata una pratica meditativa, un processo dinamico verso la perfezione.
L’arte orientale è stata profondamente influenzata dalla religione e soprattutto dal buddhismo e la stessa spiritualità ha assorbito in se l’arte utilizzandola come mezzo per scoprire la verità celata all’interno di ogni oggetto. Può essere considerato un’opera d’arte anche un oggetto molto semplice, come ad esempio i disegni in bianco e nero utilizzati nelle pratiche zen. Il valore dell’opera d’arte è dato non tanto dall’oggetto che essa riproduce quanto dall’ispirazione e dall’esperienza interiore che l’hanno generata e che riesce ad infondere anche nell’osservatore. Oltre all’impegno dell’artista nell’esprimere al meglio le sue esperienze interiori più sublimi tramite l’opera d’arte, per riuscire a “sentire” ciò che esprime quella creazione artistica per l’osservatore, non è sufficiente guardarla in modo superficiale ma deve porsi in uno stato di perfetta recettività e purezza mentale, necessarie per entrare in risonanza con la creazione artistica data.
Nelle forme più elevate di arte, come in quella della religione tibetana, l’osservatore non solo sperimenta il vissuto dell’artista ma lo ricrea nel suo mondo interiore come se fosse una creazione esteriore, per poi invertire il processo e riassorbirlo nella propria coscienza. Egli riproduce dentro di sé l’atto della creazione dell’opera d’arte ma non si attacca ad esso poiché l’oggetto e il soggetto della creazione continuano ad essere e rimangono sempre una sola cosa.